“… e io ci vado da solo.”
Dove? Dove solo i pazzi potrebbero andare.
Dove nessuno è mai stato prima.
Con follia lucida, non incoscienza.
Perché c’è chi la “pista” la segue.
E c’è chi la pista la crea.
C’è chi vive l’attimo.
E non permette alla mente di impedirgli di respirare,
secondo per secondo la vita.
C’è chi riesce a essere insieme al mondo. Ora. E vivere il
fantastico anche nelle tragedie.
Già. Non è da tutti. Sentire e vivere adesso.
Siamo troppo presi a pensare cosa succederà dopo.
Troppo presi a farci giudici. Pronti a dare colpe, per
giustificare torti subiti. Da altri.
Troppo protesi a guardare fuori, senza mai misurarsi dentro.
Ma…
Se non si ascolta troppo la mente, nel suo involvere a
spirale di pensieri.
Se si riesce a non pensare solo a quello che “devo” fare dopo.
Ma dare testa, cuore, corpo e anima anche quello che faccio
ora.
E quindi a vivere il momento, forse, e dico “forse”, si
riesce a percorrere vie nuove
Vie di consapevolezza.
A scoprire capacità celate da quella parte di se stessi che
ci “porta via”, che produce ansie e malessere. Che ci fa vivere una vita solo
di bisogni, senza desideri e sogni.
Come il basket (e, penso ora, anche altri sport) dove se il
giocatore segue la sua mente ed i suoi pensieri (non segno da cinque minuti,
quando mi cambia, dopo faccio questo…) non vive quel meraviglioso scorrere e
dipanarsi di realtà
Secondo dopo secondo
Situazioni dopo situazione
Tutte diverse
Da vivere adesso con quello che so. Con quello che sono. Con
quello che posso… riconoscendole e affrontandole nel momento in cui si
mostrano.
E poi mi dicono che il gioco e le passioni, non sono
educative e non sono cultura.
Come le vie. Le piste. Il trekking, le arrampicate.
Se stessi. La misura di se.
La propria forza, fisica e interiore.
I propri passi. La fatica.
La meraviglia del fantastico nel cogliere l’attimo e il
contesto.
È non solo rimanere se stessi, ma far crescere il proprio
se.
Dargli forza, presenza, umiltà, determinazione, passione.
Vita.
Per me sei stato un maestro unico.
Grazie Walter.