giovedì 1 maggio 2014

Andiam andiam... andiamo a votar...


Europee, comuni e un paio di Regioni. Votiamo?

Dopo una colpevole assenza (tre governi decisi da chi?) che ha seguito una incostituzionale presenza (prodotta da una legge elettorale palesemente marcia e utilitarista), sentivamo la mancanza di quel consueto appuntamento con la solitudine dell’urna.
Il 25 maggio ci saranno le elezioni. Ma chi votare? Ci riavviciniamo al “rito” del voto per esprimere una preferenza, con più dubbi di ieri, provando a pensare a chi elargire brandelli di fiducia.
Oggi, siamo governati da un giovane showman, a tratti sfrontato e scanzonato, ma mai impacciato, e privo del dono del dubbio, mentre percorriamo il tentativo di archiviare il “vecchio” showman, che per vent’anni ci ha deliziato con le sue opere. L’ex (parlamentare, cavaliere e non so che altro) ancora non vuole rinunciare, armato di fondotinta e parrucca acconci, al suo posto nel palcoscenico dello spettacolo di periferia che mettiamo in vetrina ogni santo giorno: nella sua ri-ri-ri-ri-discesa in campo, spara le sue “butades” contro il nemico tedesco (Per i tedeschi i lager non sono esistiti) e (è questo il vero dramma) riacquista 4 punti sui sondaggi (tremo… altro segnale che, in fondo, non abbiamo ancora capito un cazzo.)

I dubbi su chi corre, sono tanti e di diversa fattezza.  
…dubbi sul “reggente” in carica (imposto) che si contraddice nei fatti (pochetti ancora, ma diamogli tempo…) che mette “in scena” in ogni dove.
Messo li non si sa bene da chi, è stato molto più “pulito” di Bruto: dopo aver infilzato Cesare, un po di sangue per terra c’era. Di Letta nemmeno una macchia di sudore, un’inquadratura, un paio di occhiali abbandonati li, sullo scranno da cui è stato espulso alla velocità di una saponetta che ti schizza dalle mani.
E tutti (anche chi, secondo me gli fa più danno che altro) a inneggiare all’uomo “forte”, al salvatore, a quello che “adesso fa lui”…. Ehm… quello di prima non è bastato? Ancora non abbiamo capito che non è il modello che ci serve? No? Avanti, allora. E vai di decreti. Ma anche li… domande e incongruenze (sempre che siano tali e non siano un’offerta al Dio dell’”audience”):  parla di 80 euro (che non sono sta gran somma…) al mese e poi firma un decreto di 640 euro all’anno (ehm… 640/12=53,33333….). Non che cambi un gran che nella sostanza, ma… perché parlare di 80 se non sono 80? Fa più “audience”? Becca più “share”? Forse si intuisce, quindi, perche ci resti un po’ male (… mi immagino le prossime battute di Crozza)  per il fatto che non gli fanno fare la sua ginnastica giornaliera (calendario pianificato) nella solitudine introspettiva dello stadio Artemio Franchi il 19 maggio, solo perché ci sarà qualche tv, qualche migliaio di persone e qualche giornalista. Triste, lo capisco.
Come non potersi esibire ad Amici. Anche quella… una mazzata terribile per un PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI. …

Dubbi sulla effettiva comprensione della strategia del M5S che Grillo debilita e (secondo me) offusca nella testa della gente che riempie (davvero) le sue piazze. Ha lanciato questa “cosa”. Ora se non la vuole uccidere, dovrebbe farla vivere di vita propria. Lo dice sempre (non è il leader ma il portavoce (… quindi?), non è “sua”. Ma coerente alla tradizione familiare italiana, è possessivo, apprensivo e tutelante verso il “suo” movimento-figlio (potenziale nuovo bamboccione) invece di lanciarlo e vedere se cammina con le sue gambe. Oppure, scenda in campo anche lui (non ho capito perché sto cazzo di campo l’anno messo li sotto…) e si faccia eleggere. Così attira il fuoco nemico, ma confonde e svia. E alla lunga mina le fondamenta di un movimento che davvero potrebbe contribuire almeno a cambiare lo stile del “fare politica” in Italia (penso a Fiore e alla sua campagna a Padova).


Dubbi sui candidati del PD, che facendo il normale, vincerebbero a mani basse ovunque, tanto risibile (M5S a parte) è la proposta dalle altre sponde. Ma che si ostinano a regalare perle di inadeguatezza e ignoranza, slogan inutili e soluzioni futili, senza affrontare a muso duro problemi, magari pestando qualche callo di piedi importanti del loro colore. Non vedo li nessuna “spinta” nuova. Tanti “vorrei ma non faccio”, e tanta tanta tanta “ancienne politique” nel senso più oscurantista e negativo del termine.

Temo le schegge impazzite della vecchia Balena Bianca che fino a ieri si sono mimetizzate nell’azzurro di Forza Italia (…oggi Forza… Silvio??? Tristezza) che aspettano, da posti di controllo e di potere, di tornare a rimettere le manine nella stanza dei bottoni, non appena quel che resta del castello di carte dell’Ex Pregiudicato (oggi è condannato, di una condanna risibile e promozionale per tutti gli evasori fiscali che, a parole o vessando con Equitalia, si dice di voler estirpare) crollerà di schianto lasciando macerie e vittime.

Ma torniamo a questo turno elettorale, facendo finta di niente sulla sentenza della corte di cassazione che dichiara (in via definitiva) il “porcellum” incostituzionale e quindi da eliminare o correggere. Sentenza che in un paese normale (etico, onesto, retto e morale) avrebbe ovvie conseguenze. Perché sbagliare si può. Ma ignorare i propri errori, no.

Vi dirò che mandare in Europa persone (nomi a caso…) come Zanonato o la Picierno, (che non sanno nemmeno se il parlamento Europeo sia a Strasburgo o a Bruxelles o perché la bandiera europea abbia 12 stelle) mi fa venire i brividi. E mi spaventa. Vorrei che la nostra credibilità, inferiore a quella di Arlecchino, e il nostro “peso” politico, irrilevante, almeno non diminuissero  con i nuovi “eletti”.

Non vorrei più vedere scene di  mancanza di stima come quella ottenuta dalla signora Iva Zanicchi (che apprezzavo molto di più a “il prezzo è giusto”) durante un suo breve e smobilitato (o smobilitante???) intervento in quel parlamento che (spero) lascerà. A prescindere da chi ci andrà, li rappresentano anime diverse di un unico paese. Un sistema fatto poi di altre relazioni che pagheranno il conto di una credibilità farlocca e di un comportamento mollo. Avrei applaudito (solo per il gesto) chiunque avesse battuto i pugni sulla scrivania, chiedendo quella democrazia e quell’ascolto di cui tutti si vantano e che tutti dovrebbero avere, in quella sede. Nuovi “privilegi” forse comprati da istituzioni più ricche di altre.

Credo che se non si attua un profondo, capillare, esteso e accessibile intervento a favore della crescita della cultura e della consapevolezza (scevra da continui giochi elettorali, di scambio, di favori …. ) per crescere (tutti) nel dialogo, nella partecipazione, nel confronto e quindi nel recupero dei valori che tanto ignoriamo) non produrremo una classe politica migliore. Sia in Italia che in Europa. La causa di questo siamo tutti noi, ben pasciuti ed abituati a demandare senza partecipare, chiedere… passatemi un francesismo, abituati a “non rompere i coglioni” (o a farlo quel tanto che basta) per poter ottenere favori e grazie dal potente di turno.
 Godiamo da anni a demandare altri per la soluzione (ma anche per l’analisi e la definizione) dei nostri problemi. Da anni, consideriamo il settore pubblico come il paese di Bengodi: tutti lo criticano ma tutti ci vorrebbero entrare e “provare” un po’ di privilegi.

Ci sono tanti (troppi?) pronti a fare polemica sulle disfunzioni ma incapaci attuare e a mettere la faccia in una vera rischiosa difficile e complessa azione di cambiamento. Azione che significa partecipare, dire, chiedere e far si che un amministratore pubblico AMMINISTRI e non decida per noi.
Insomma… quando avete la muffa su una parete interna della vostra casa, pensate davvero che spazzolarla una volta a settimana, servirà a farla andare via? O servirà a qualcosa cambiare lo “spazzolatore”?

Ecco cosa cambierà se non cambiamo il sistema politico e non cresciamo come paese e come cultura: una beata minchia.