Europee, comuni e un paio di Regioni. Votiamo?
Dopo una colpevole assenza (tre governi decisi da chi?) che
ha seguito una incostituzionale presenza (prodotta da una legge elettorale
palesemente marcia e utilitarista), sentivamo la mancanza di quel consueto
appuntamento con la solitudine dell’urna.
Il 25 maggio ci saranno le elezioni. Ma chi votare? Ci
riavviciniamo al “rito” del voto per esprimere una preferenza, con più dubbi di
ieri, provando a pensare a chi elargire brandelli di fiducia.
Oggi, siamo governati da un giovane showman, a tratti
sfrontato e scanzonato, ma mai impacciato, e privo del dono del dubbio, mentre
percorriamo il tentativo di archiviare il “vecchio” showman, che per vent’anni
ci ha deliziato con le sue opere. L’ex (parlamentare, cavaliere e non so che
altro) ancora non vuole rinunciare, armato di fondotinta e parrucca acconci, al
suo posto nel palcoscenico dello spettacolo di periferia che mettiamo in
vetrina ogni santo giorno: nella sua ri-ri-ri-ri-discesa in campo, spara le sue
“butades” contro il nemico tedesco (Per i tedeschi i lager non sono esistiti) e
(è questo il vero dramma) riacquista 4 punti sui sondaggi (tremo… altro segnale
che, in fondo, non abbiamo ancora capito un cazzo.)
I dubbi su chi corre, sono tanti e di diversa fattezza.
…dubbi sul “reggente” in carica (imposto) che si contraddice
nei fatti (pochetti ancora, ma diamogli tempo…) che mette “in scena” in ogni
dove.
Messo li non si sa bene da chi, è stato molto più “pulito”
di Bruto: dopo aver infilzato Cesare, un po di sangue per terra c’era. Di Letta
nemmeno una macchia di sudore, un’inquadratura, un paio di occhiali abbandonati
li, sullo scranno da cui è stato espulso alla velocità di una saponetta che ti
schizza dalle mani.
E tutti (anche chi, secondo me gli fa più danno che altro) a
inneggiare all’uomo “forte”, al salvatore, a quello che “adesso fa lui”…. Ehm…
quello di prima non è bastato? Ancora non abbiamo capito che non è il modello
che ci serve? No? Avanti, allora. E vai di decreti. Ma anche li… domande e incongruenze
(sempre che siano tali e non siano un’offerta al Dio dell’”audience”): parla di 80 euro (che non sono sta gran
somma…) al mese e poi firma un decreto di 640 euro all’anno (ehm…
640/12=53,33333….). Non che cambi un gran che nella sostanza, ma… perché
parlare di 80 se non sono 80? Fa più “audience”? Becca più “share”? Forse si
intuisce, quindi, perche ci resti un po’ male (… mi immagino le prossime
battute di Crozza) per il fatto
che non gli fanno fare la sua ginnastica giornaliera (calendario pianificato)
nella solitudine introspettiva dello stadio Artemio Franchi il 19 maggio, solo
perché ci sarà qualche tv, qualche migliaio di persone e qualche giornalista.
Triste, lo capisco.
Come non potersi esibire ad Amici. Anche quella… una mazzata
terribile per un PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI. …
Dubbi sulla effettiva comprensione della strategia del M5S
che Grillo debilita e (secondo me) offusca nella testa della gente che riempie
(davvero) le sue piazze. Ha lanciato questa “cosa”. Ora se non la vuole
uccidere, dovrebbe farla vivere di vita propria. Lo dice sempre (non è il
leader ma il portavoce (… quindi?), non è “sua”. Ma coerente alla tradizione
familiare italiana, è possessivo, apprensivo e tutelante verso il “suo”
movimento-figlio (potenziale nuovo bamboccione) invece di lanciarlo e vedere se
cammina con le sue gambe. Oppure, scenda in campo anche lui (non ho capito
perché sto cazzo di campo l’anno messo li sotto…) e si faccia eleggere. Così
attira il fuoco nemico, ma confonde e svia. E alla lunga mina le fondamenta di
un movimento che davvero potrebbe contribuire almeno a cambiare lo stile del
“fare politica” in Italia (penso a Fiore e alla sua campagna a Padova).
Dubbi sui candidati del PD, che facendo il normale,
vincerebbero a mani basse ovunque, tanto risibile (M5S a parte) è la proposta
dalle altre sponde. Ma che si ostinano a regalare perle di inadeguatezza e
ignoranza, slogan inutili e soluzioni futili, senza affrontare a muso duro
problemi, magari pestando qualche callo di piedi importanti del loro colore.
Non vedo li nessuna “spinta” nuova. Tanti “vorrei ma non faccio”, e tanta tanta
tanta “ancienne politique” nel senso più oscurantista e negativo del termine.
Temo le schegge impazzite della vecchia Balena Bianca che
fino a ieri si sono mimetizzate nell’azzurro di Forza Italia (…oggi Forza…
Silvio??? Tristezza) che aspettano, da posti di controllo e di potere, di
tornare a rimettere le manine nella stanza dei bottoni, non appena quel che
resta del castello di carte dell’Ex Pregiudicato (oggi è condannato, di una
condanna risibile e promozionale per tutti gli evasori fiscali che, a parole o
vessando con Equitalia, si dice di voler estirpare) crollerà di schianto
lasciando macerie e vittime.
Ma torniamo a questo turno elettorale, facendo finta di
niente sulla sentenza della corte di cassazione che dichiara (in via
definitiva) il “porcellum” incostituzionale e quindi da eliminare o correggere.
Sentenza che in un paese normale (etico, onesto, retto e morale) avrebbe ovvie
conseguenze. Perché sbagliare si può. Ma ignorare i propri errori, no.
Vi dirò che mandare in Europa persone (nomi a caso…) come
Zanonato o la Picierno, (che non sanno nemmeno se il parlamento Europeo sia a
Strasburgo o a Bruxelles o perché la bandiera europea abbia 12 stelle) mi fa
venire i brividi. E mi spaventa. Vorrei che la nostra credibilità, inferiore a
quella di Arlecchino, e il nostro “peso” politico, irrilevante, almeno non diminuissero
con i nuovi “eletti”.
Non vorrei più vedere scene di mancanza di stima come quella ottenuta dalla signora Iva
Zanicchi (che apprezzavo molto di più a “il prezzo è giusto”) durante un suo
breve e smobilitato (o smobilitante???) intervento in quel parlamento che
(spero) lascerà. A prescindere da chi ci andrà, li rappresentano anime diverse
di un unico paese. Un sistema fatto poi di altre relazioni che pagheranno il
conto di una credibilità farlocca e di un comportamento mollo. Avrei applaudito
(solo per il gesto) chiunque avesse battuto i pugni sulla scrivania, chiedendo
quella democrazia e quell’ascolto di cui tutti si vantano e che tutti
dovrebbero avere, in quella sede. Nuovi “privilegi” forse comprati da
istituzioni più ricche di altre.
Credo che se non si attua un profondo, capillare, esteso e
accessibile intervento a favore della crescita della cultura e della
consapevolezza (scevra da continui giochi elettorali, di scambio, di favori ….
) per crescere (tutti) nel dialogo, nella partecipazione, nel confronto e
quindi nel recupero dei valori che tanto ignoriamo) non produrremo una classe
politica migliore. Sia in Italia che in Europa. La causa di questo siamo tutti
noi, ben pasciuti ed abituati a demandare senza partecipare, chiedere… passatemi
un francesismo, abituati a “non rompere i coglioni” (o a farlo quel tanto che
basta) per poter ottenere favori e grazie dal potente di turno.
Godiamo da anni
a demandare altri per la soluzione (ma anche per l’analisi e la definizione)
dei nostri problemi. Da anni, consideriamo il settore pubblico come il paese di
Bengodi: tutti lo criticano ma tutti ci vorrebbero entrare e “provare” un po’
di privilegi.
Ci sono tanti (troppi?) pronti a fare polemica sulle
disfunzioni ma incapaci attuare e a mettere la faccia in una vera rischiosa
difficile e complessa azione di cambiamento. Azione che significa partecipare,
dire, chiedere e far si che un amministratore pubblico AMMINISTRI e non decida
per noi.
Insomma… quando avete la muffa su una parete interna della
vostra casa, pensate davvero che spazzolarla una volta a settimana, servirà a
farla andare via? O servirà a qualcosa cambiare lo “spazzolatore”?
Ecco cosa cambierà se non cambiamo il sistema politico e non
cresciamo come paese e come cultura: una beata minchia.