mercoledì 21 agosto 2013

il MADE in ITALY....


Il MADE in ITALY….

Girano 875 milioni di piccole armi nel mondo.
Le stime dello Small Arms Survey l'Italia esporta armi a paesi in guerra in misura sempre crescente.
Sono una dozzina i paesi che producono armi di piccolo taglio con maggior profitto:
Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Germania, India, Italia, Corea del Nord, Pakistan, Russia Svizzera Turchia, Regno Unito e Stati Uniti.
Ed è qui che, ogni anno, vengono prodotte tra le 530.000 e le 580.000 armi leggere. La maggior parte dei paesi che producono armi, com'è facile intuire, sono anche quelli che ne detengono in maggior misura l'esportazione.


L’Italia è il SECONDO esportatore di armi militari della UE. L'Italia, sotto questo aspetto, rappresenta un caso particolare. La tecnologia Italiana nelle armi è apprezzata in tutto il mondo.  
Secondo i dati della RETE ITALIANA PER IL DISARMO, è il secondo paese europeo nella produzione ed esportazione di armamenti ad uso militare, dopo la Francia.
Il business è in continua crescita: lo spred con la Germania, in questo delicato settore, è infatti a nostro "favore". Per altro, negli ultimi 2 anni, i maggiori acquirenti delle nostre armi sono stati paesi al di fuori delle alleanze Nato-UE: Algeria, Egitto (si… proprio dove si stanno ammazzando ora), Turkmenistan  (penultimo tra i paesi al mondo per tutela dei diritti umani) e il regime autoritario del Gabon. Come su altro, il controllo etico su questo è pari uguale a ZERO.

È poi interessante sapere che, in ITALIA, oltre 7 milioni di cittadini posseggono armi da fuoco nelle loro case, più o meno autorizzate. E non parliamo di chi si da al crimine. Parliamo di famiglie.
C'è, infatti, molto sommerso nel settore e, con la legge di stabilità 2012, è stato anche approvato il decreto di abrogazione del così detto "catalogo delle armi", facente capo al Ministero degli Interni, e che sarebbe ancora un valido elemento di monitoraggio sulla detenzione di armi nel nostro Paese.
Non è dunque possibile fornire un quadro chiaro.
Certo è che in Italia il piccolo artigianato del Nord (Bresciano, , fabbrica fucili e pistole che possono costare dai 10.000 agli oltre 200.000 euro, muniti di proiettili il cui prezzo va dai 3 ai 5 euro.

Un comunicato Opal (Osservatorio Permanente Piccole Armi) di Brescia, nell'aprile 2013 riportava che l'esportazione di armi dalle industrie del bresciano è cresciuta del 20% solo nel 2012, garantendo un fatturato di 316 milioni di euro.
Le dichiarazioni di Obama su un giro di vite sul mercato di armi in America, non seguite da fatti, hanno scatenato l’effetto “provvista” da parte di milioni di acquirenti. L’Italia ha toccato margini e produzioni ed esportazioni che non vedeva da 20 anni.
I principali destinatari di questo mercato sono, da sempre, gli Stati Uniti, ma tra i maggiori acquirenti figurano la Turchia (oltre 36 milioni )e l'India (oltre 10 milioni). In forte crescita ci sono le esportazioni verso la Russia (10 milioni circa) e la Malaysia (5 milioni).

Il "Made in Italy" nei paesi in guerra. Non sono solo gli USA i maggiori destinatari delle nostre pregiate armi (la ditta Beretta è una tra le maggiori produttrici di armi al mondo e una forte azioniste della potente lobby di avvocatura armiera americana National Rifle Association), ma anche quelle zone di maggiore tensione e conflitto.
"Le industri bresciane, con l'esportazione di armi e munizioni, nel 2012  hanno raggiunto un fatturato complessivo di 316 milioni di euro - dichiara Giorgio Beretta, ricercatore della Rete Disarmo italiana - Destano preoccupazione anche le esportazioni di armi e munizioni verso paesi sottoposti a misure di embargo delle armi, come il Libano, per il quale nel 2012 sono state esportate armi bresciane per il valore di 1,2 milioni di euro. E sono cresciute anche le vendite nei paesi del Nord Africa, soprattutto nel periodo della Primavera Araba: in Egitto (1,8 milioni di euro), dove anche lo scorso anno e a tutt'oggi persistono le sollevazioni, e in Marocco (1,5 milioni di euro), che ancora occupa illegalmente il Sahara Occidentale costringendo a uno stato di sottomissione le popolazioni saharawi".

Per tornare al livello mondiale, bisogna ancora leggere i dati dello Small Arms Survey, che fornisce valutazioni complessive sull'impatto economico che le guerre hanno nel mondo. È evidente che tali conseguenze sono da distinguersi tra dirette (spese per mediche; spese giuridiche; assistenza a sfollati e profughi) e indirette (perdita di produttività; perdita di risorse umane; declino della qualità della vita). Tant'è che i conflitti violenti nel mondo diminuiscono la crescita del Pil dell'economia mondiale media di, almeno, il 2% ogni anno. Il costo economico della violenza armata in 90 paesi del mondo (i luoghi dove le guerre devastano maggiormente la popolazione) è di 95 miliardi di dollari americani (USD), e, in generale può raggiungere oltre i 160 miliardi di USD, incrinando il Pil mondiale dello 0,14% ogni anno.

Le armi di piccolo-medio taglio sono le principali responsabili di morte nei paesi devastati da ogni forma di conflitto. Al di là delle morti "dirette" (si aggirano attorno ai 100.000 militari l'anno, ma si tratta di una media a ribasso: la mortalità di uomini e donne uccisi in guerra è sicuramente più alta), sono le morti "indirette" a rappresentare i maggiori danni.
La popolazione civile soccombe e muore molto più di quella militare, attraverso le esplosioni, la diffusione di malattie infettive, la distruzione dei beni, la perdita dei diritti e l'assoluta mancanza dei servizi di base durante un conflitto. Per comprendere meglio: una stima ragionevole potrebbe essere un rapporto di 4 morti indiretti per 1 morte diretta nei conflitti attuali nel mondo, il che significa la morte di ben oltre 400.000 civili ogni anno. Cioè 1000 morti e 3000 feriti OGNI GIORNO. Se fosse assimilata ad una malattia tutti urlerebbero alla PANDEMIA!!

Giustamente, c'è il solito industrialotto del nord che ha l'idea illuminante: “Ripartire dalle armi.
L’idea è di Nicola Perrotti, presidente dell’Anpam, l’associazione nazionale armi e produttori sottolinea la grande forza del settore in Italia: “Siamo un settore solido, a evasione zero, capace di affrontare a testa alta i competitor stranieri come pochissimi altri possono fare in Italia.
Il nostro sviluppo potrebbe essere uno dei volani di ripresa dell’industria italiana, ma è messo a rischio ogni giorno dalla burocrazia e dalla confusione legislativa”.
Giusto. In barba alla morte che questo mercato si porta dietro. Secondo uno studio americano, se in una famiglia c’è un’arma (leggera) il pericolo di essere coinvolti in una tragedia (morte, feriti, menomazioni…) aumenta del 46%.
La legge italiana (n.185 del 9 luglio 1990) prevede (anche se non fa nulla per controllare o limitare di fatto questo mercato) che le operazioni di importazione, esportazione e transito di materiali di armamento vengano “regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. (il fatto Quotidiano, 11 aprile 2013).
E perchè non ripartire dai diritti umani? Dai servizi sociali? Dai beni comuni? Da modelli innovativi? Dai fondi a disposizione? Dalla Cultura? Dalla Ricerca e dalla Innovazione (anche sociale, ambientale, energetica...)? Dal turismo? dall'arte?... Armi. Più sicuro.

Sicuramente è un problema mondiale. Sicuramente non è l’unico. Sicuramente la speculazione e il reato (traffico di armi) in questo settore fioriscono, da sempre.
Come sicuramente alimenta quanto di peggiore c’è nell’essere umano. Unito a videogiochi, film e altre vaccate che idolatrano l’uomo che con la morte del prossimo risolve le questioni della vita.
La guerra non è sviluppo. La guerra è morte e sfruttamento. E la guerra è ovunque, se uno ha un’arma (leggera) in casa o in tasca.
Conosco bene le armi leggere. E so, che se ne hai una, è come se avessi già ucciso qualcuno. La fantasia dei film dove con precisione chirurgica colpisci con una pistola è, appunto, fantasia. O regno di pochi esseri dotati di maggiore precisione (ma, come tutti gli esseri umani, anche di fallacità e, prima o poi, anche loro sbagliano).
Io non voglio uno sviluppo come quello del signor Perrotti. A meno che non si facciano tutte le armi ad aria compressa e a pallini di gomma.
E vorrei che la nostra costituzione valesse qualcosa.
Che senso ha avere la costituzione più bella del mondo se la usiamo solo in bagno??


 
Fabbriche produttrici armi leggere in Italia.
ADC Armi Dallera Custom
Amadini Sandro & C
Armi Jager
Armi Magap
Armi Salvinelli
Armi Sport
Battaglia Mauro Armi
Benelli
Beretta
Bernardelli
Bettinsoli
Breda
Caesar Guerini
Cicognani Varide
Cosmi Amerigo & Figlio
Domino
Effebi
Euroarms Italia
Fabarm
Fabbrica Armi Isidoro RIzzini (FAIR)
Fabbrica Armi ValSusa (FAVS)
Falco
Famars
Farè Flavio
Fas Domino
Fausti Stefano
Finmeccanica
Franchi
Fratelli Gamba
Fratelli Pietta & C
Gamba Renato
Fabbrica Italiana Armi Brescia (IAB)
Investarm
Lu-Mar
MAG
Mapiz
Marocchi
M.R. New System Arms
Pardini
Pedersoli
Perazzi
Fratelli Pietta
Piotti
Poli Armi Fratelli
Rizzini
Sabatti
SIACE
Silma
Tanfolio
Aldo Uberti
Vatro
W.R. Saleri
Zoli Antonio.
(dati Rete Italiana per il Disarmo)
I CLIENTI DELL'ITALIA (armi leggere e pesanti):

PAESE IMPORTATORE .......VALORE IN MILIARDI

Emirati Arabi Uniti................................ 1.274
Germania................................................. 301
Spagna.................................................... 182
Argentina................................................ 104
Bulgaria..................................................... 95
Cipro......................................................... 62
Stati Uniti.................................................. 56
Venezuela................................................. 55
Francia..................................................... 49
Romania................................................... 37
Bangladesh............................................... 32
Norvegia................................................... 29
Canada..................................................... 28
Brunei....................................................... 28
Singapore.................................................. 26
Malaysia.................................................... 26
Cina.......................................................... 22
Turchia...................................................... 21
Gran Bretagna........................................... 20
Thailandia................................................. 16
Australia................................................... 15
Grecia...................................................... 11
Ghana...................................................... 10
Egitto....................................................... 9
Filippine................................................... 8
India........................................................ 8
Austria..................................................... 8
Olanda..................................................... 7
Danimarca............................................... 7
Nuova Zelanda......................................... 6
Irlanda..................................................... 5
Lussemburgo........................................... 5
Marocco................................................... 5
Corea del Sud........................................... 4
Algeria..................................................... 4
Taiwan..................................................... 4
Kuwait...................................................... 4
Belgio....................................................... 3
Svizzera.................................................... 2
Giappone................................................... 2
Sud Africa................................................. 1
Arabia Saudita........................................... 1
(Tabella Elaborata da GINO STRADA – Emergency)



3 commenti:

  1. Dati da articoli di Repubblica, Il fatto quotidiano, Rete per il disarmo, Emergency.
    Se vi gira, guardate il film "THE LORD OF WAR" 2005 di Regia di Andrew Niccol, con Nicolas Cage. Pellicola che dà un quadro, basato su fatti reali, di cos'era il mercato illegale delle armi qualche anno fa. E oggi è peggio.

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  2. Questa è la americanizzazione dell'italia... e i governanti lo sanno bene.

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  3. E il bello e' che quando si intende tagliare sulle armi, ecco che saltano fuori i guru dell'indotto perso, come se tagliare all'universita' (faccio un esempio a caso ;-) non togliesse non solo altrettanto indotto, ma migliaia di volte l'indotto generato da un mercato piu' ristretto quale quello delle armi. Si vendono piu' armi o piu' iPhone? ;-)

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